Pubblicato da: Isi | 26 novembre 2013

Pesi alle caviglie invece di ali sulla schiena

I ragazzi sono belli, punto. E per ragazzi intendo anche le ragazze (sono sensibile al maschilismo verbale, che vuoi farci!).

Comunque sia, volevo evitare a tutti i costi la parola “giovani”. L’hanno violentata questa parola, la usano talmente tanto che non vuol dir niente. Sembra di fare propaganda politica solo a dirla.

Comunque, pensavo ai ragazzi che vedo ai colloqui di orientamento. Sono bellissim*. Sono pieni di energia. Mamma che bombe. Confusi magari, a tratti. Però. Sarà che ho appena finito un pomeriggio di colloqui, e mi sono capitate tre persone fantastiche.

Per primo, un ragazzo che esordisce dicendo che non ha obiettivi, basta far qualcosa. Il classico vedo-gente-faccio-cose apparentemente un po’ bulletto di turno. Poi scopri che ha allenato in seconda una squadra di calcetto per bambini, che è preoccupato perché il tasso di alcolismo per il target 14-20 anni del Trentino è tra i più alti se non il più alto a livello nazionale ed è scandaloso che nessuno se ne preoccupi, che ha la passione della lettura e della scrittura ma non vuol fare l’università perché odia la letteratura, grazie a una prof. incapace alle superiori. Io ne ho avuta una uguale per il tedesco, e ci ho messo 6 anni + 9 mesi di volontariato in Germania per farmi passare l’astio per questa lingua.

Poi mi è capitata una ragazza con le idee ben chiare rispetto a quello che vuole fare in termini di percorso personale e professionale. E che aveva bisogno solo di qualche spunto in più per capire come arrivare a fare quello che vuole. Un po’ timorosa magari, forse che deridessi il suo sogno. Un po’ con il complesso di “sono ansiosa e ci penso già adesso che ho appena iniziato la quinta superiore ma so che non è normale”.

Pensa te come possono essere forti i timori dei pregiudizi – o dei giudizi negativi – altrui, ho pensato.

Da ultima, una ragazza dolcissima proprio! E come tante ragazze dolcissime, sa cosa le piace fare ma ha paura di non farcela. E questo la immobilizza. A lei piace la psicologia, e lo sa dentro di sé che è quello che le interessa, ma è difficile se il mondo intorno a te ti dice che il tuo sogno è una cazzata. Nella fattispecie: per far le cose bene a fare psicologia ci metti 10 anni, e poi tanto lavoro non ce n’è.

Domanda: ma perché invece a fare ingegneria che adesso ti dicono che c’è lavoro, quanto tempo pensi di metterci se non ti piace? E poi chi ti dice che da adesso a quando finirai troverai qualcosa?

Qualsiasi cosa uno decide di fare bisogna farsi il mazzo. Punto. Però se hai scelto un percorso che ti piace, anche la fatica avrà un altro sapore. A tratti ti peserà, ma insistendo di sicuro riuscirai a ritagliarti il tuo spazio. In Italia o all’estero, indipendentemente. Se inizi un percorso che non ti convince per fare un lavoro che non ti piace, stai pur sicuro che non troverai niente.

O, se troverai, sarai come uno di quei prof. incapaci di cui abbiamo parlato prima: che invece di spronare i ragazzi li buttano giù, pesi alle caviglie invece di ali sulla schiena.


Risposte

  1. […] solo il meglio per i propri figli…fanno più danni che altro. Forse ne avevo già accennato, pesi alle caviglie invece di ali sulla schiena. Qui è quando smettono di farmi […]


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